Il gioco per i 150 anni dell'unità d'Italia ha scatenato un mare di polemiche e ha portato molti a riflettere sullo stato dell'industria videoludica italiana. La riflessione personale del sottoscritto è stata che da 'ste parti di giochi italiani se n'è già parlato in diverse occasioni, e che l'occasione mi sembrava giusta per continuare a parlarne.

Per cui orsù, tagliamo nastri e frantumiamo champagne per inaugurare questa tricolorosissima rubrica sui giochi italiani, che parte con quelle che sono due pietre miliari per chi a metà degli anni 90 voleva menare le mani e aveva l'Amiga: Shadow Fighter e Fightin' Spirit (quest'ultimo noto anche col suo titolo iniziale, Perpetual Craze).

I TEMPI BUI

In quegli anni c'era la scimmia di Street Fighter II, ma mentre i possessori di praticamente qualsiasi console del pianeta avevano la loro conversione fatta a modino, su Amiga ci pensò la solita U.S. Gold a far uscire la sua ennesima conversione a cipolla:
Dicesi conversione a cipolla quella che suscita spontaneamente il pianto più disperato
I fanatici del menar le mani si affidarono allora alla miracolosa Team 17, che si impegnò a dire la sua con Body Blows. Peccato che Body Blows di miracoloso avesse solo le lacrime di sangue che piangeva chi si ritrovava a giocarci:
A guardarsi si lasciava ancora ancora guardare, specie da fermo, ma a giocarci...
C'è da dire che nel frattempo erano uscite anche delle degne conversioni del primo e del secondo Mortal Kombat, ma ciò che mancava davvero era un picchiaduro in stile giapponese, che compensasse l'orrendo scempio operato da U.S. Gold con Ryu e compagnia.

A colmare questa lacuna, a sorpresa, arrivarono non uno ma ben due titoli, entrambi italiani: Shadow Fighter e Fightin' Spirits.

SHADOW FIGHTER
Di tutto e di più
Shadow Fighter venne interamente realizzato da tre ragazzi napoletani: Domenico Barba (programmazione), Fabio Capone (grafica) e Fabio Cicciarello (sonoro), che si riunirono col nome di NA.P.S. Team. Chiaramente si trattava, per loro, del gioco della vita: determinati a dimostrare che l'Amiga non aveva nulla da invidiare alle console, crearono questo clone di Street Fighter II e ci buttarono dentro tutto l'immaginario picchiaduresco dell'epoca.

L'enorme roster di personaggi (18 in tutto) comprendeva tizi alla Bruce Lee, bambinetti superpotenti alla Dragon Ball, tipe ispirate ai picchiaduro SNK, e così via. Ogni personaggio aveva un numero esagerato di mosse, e il gameplay finalmente aveva il feeling giusto.
Ovviamente non mancavano le spaccate alla Van Damme
Pur non essendo al livello dei picchiaduro su console, più che altro per una realizzazione ancora un po' acerba, Shadow Fighter fu senza dubbio un enorme salto in avanti per il genere su Amiga, e fu un ottimo debutto per il NA.P.S. Team, che col tempo è cresciuto e ancora oggi è vivo e vegeto, anche se è da un po' che non pubblica titoli dove si menano le mani.

FIGHTIN' SPIRITS
Il Neo Geo sull'Amiga
Anche questo titolo ha origini nel profondo sud, e più precisamente in Sicilia, dalle parti di Catania. Fightin' Spirits cominciò la sua storia come Perpetual Craze, e fu principalmente frutto del lavoro di quattro persone: Salvo Santangelo (coordinamento), Dario Merola (programmazione), Giacinto Platania (grafica) e Davide Busetta (sonoro).

I quattro originariamente formarono una software house chiamata Dynamic Style, successivamente però confluirono in un'altra SH nostrana, la Light Shock Software, dove furono affiancati da altre persone (tra cui Nicola Tomljanovich, che lavorò agli effetti sonori) e finirono il titolo.
Il cugino animalesco dell'Uomo Tigre impegnato nel controllo delle nascite
Fightin' Spirits s'imponeva anzitutto per la grafica. Laddove tutti gli altri picchiaduro per Amiga sembravano la versione "vorrei ma non posso" dei picchiaduro per console, questo invece lo si poteva mettere tranquillamente di fianco alle produzioni giapponesi senza paura che sfigurasse. Lo stile era pesantemente ispirato ai picchiaduro SNK che all'epoca furoreggiavano su Neo Geo, ed il tutto venne creato dal solo Giacinto Platania (che all'epoca era poco più che adolescente) semplicemente usando il Deluxe Paint III su Amiga.

Ma non c'era solo la grafica: il gioco partiva a razzo con una canzone introduttiva composta, eseguita e cantata interamente da Davide Busetta, il musicista del gruppo. La programmazione di Dario Merola fece gli straordinari per far muovere gli enormi sprite sullo schermo, e per far stare tutto nella memoria dell'Amiga, ed in generale tutto il gioco era estremamente curato, con introduzioni e finali diversi per ciascun personaggio, simpatiche animazioni d'intermezzo durante i caricamenti, e così via.
Virili e muscolari lacrime come da tradizione nipponica
Sfortunatamente quando il gioco uscì l'Amiga era già in forte declino, e le vendite andarono malissimo. Ciò non impedì però che Fightin' Spirit venisse giudicato il miglior titolo europeo su Amiga agli MCV Awards del '96. Oggi purtroppo la Light Shock Software non esiste più, e anche il team originale che creò il gioco si è sciolto.

Girovagando in rete possiamo trovare questa intervista del 2004 a Dario Merola (il programmatore) in cui in mezzo a tante cose interessanti riguardanti il periodo dell'Amiga rivela anche che ha continuato a lavorare nell'ambito del software (non videoludico però). L'intervista svela anche che Salvo Santangelo (il coordinatore) ha nel frattempo aperto un suo negozio di computer. Giacinto Platania continua a disegnare con talento e la passione per i picchiaduro non gli è passata, come si può vedere sul suo sito. Davide Busetta continua a fare musica, ma si occupa anche di montaggi video ed il suo nome è caro agli appassionati italiani di Spazio 1999.