I supereroi del mondo di The Boys sono molto diversi da quelli senza macchia degli albi Marvel e DC: dietro l'immagine pulita che mostrano al pubblico, si rivelano essere delle creature infantili, capricciose e incapaci che, inebriate dal loro potere, nutrono un profondo disprezzo per le persone normali, e si lasciano andare ad ogni sorta di depravazione. A tenerli sott'occhio e a moderarne - anche brutalmente - gli eccessi ci sono i Boys del titolo, un piccolo ed eccentrico gruppo di agenti segreti finanziati da fondi neri.

All'inizio The Boys può sembrare il "solito" fumetto di Garth Ennis: dialoghi magistrali, umorismo nero e dissacrante, e avversione per le élite, viste come decadenti e amorali. In realtà però in questa maxiserie mi pare di vedere un Ennis più maturo, forse addirittura più intimista. Se da un lato la violenza e la depravazione toccano punte mai raggiunte, dall'altro il profilo etico ed esistenziale dei personaggi si rivela molto più ricco e sfumato rispetto allo standard dell'autore.

Il recente ciclo Highland Laddie, dedicato al personaggio di Hughie - forse vera e propria emanazione di Ennis stesso - arriva addirittura a toccare inaspettate punte di malinconica dolcezza. In conclusione una serie - che si sta avviando verso la sua fine - sicuramente da tenere d'occhio: per quanto non sia "nuova" e di rottura come fu Preacher all'epoca, col passare del tempo si sta rivelando l'opera forse più ricca e completa dell'autore.

In realtà l'aspetto di Hughie è modellato su quello di Simon Pegg, il protagonista de L'alba dei morti dementi