Generalmente Metal Gear Solid 2 viene additato come il salto dello squalo di Kojima, il titolo nel quale il game designer nipponico ha esagerato con gli istrionismi e ha vanitosamente scardinato qualsiasi limite dettato dal buon senso. Ovviamente invece a me piacque tantissimo, a differenza del seguito, quel Metal Gear Solid 3 che invece da molti è visto come l'apice della saga, il più giocabile, il più solido e inattaccabile.

Purtroppo, per me Metal Gear Solid 3 fu un unico, interminabile, insostenibile sbadiglio. Un po' come già accaduto con Silent Hill 2, mi aspettavo (nonostante le premesse non dessero adito a speranze) che venisse continuato il discorso iniziato nel predecessore... ma, a parte qualche timido riferimento, la trama di Snake Eater era molto più concreta e "terra terra" di quella di Sons of Liberty.

Paradossalmente però, nonostante all'epoca sembrassero fantasie pazzoidi, le distopie del secondo capitolo, dal controllo dell'informazione alla manipolazione delle esperienze, sono diventate o stanno diventando realtà, a differenza delle atmosfere da spy story anni 60 del terzo. Atmosfere senz'altro affascinanti, ma a cui all'epoca preferii - e ancora oggi preferisco - la trasognata, e sottilmente inquietante, riflessione sulla realtà di Metal Gear Solid 2.


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