La caratteristica definitoria di quello che da noi si chiamerà Ralph Spaccatutto è il suo rendere omaggio a un'infinità di videogiochi anni 80 e 90. Una cosa del genere non poteva non far esplodere con la potenza di mille soli tanto i nerd (che all'epoca c'erano) quanto gli hipster (che quell'epoca ce l'hanno sulle magliette). Il sopracciglio del sottoscritto, però, rimane saldamente e scetticamente alto.

Anzitutto perché lo stile grafico proprio non mi va giù. Gli studi d'animazione occidentali, con la scusa dell'uncanny valley, si crogiolano dai tempi di Toy Story in un'estetica bimbominkiesca di cui, personalmente, non ne posso più. E vederla applicata a personaggi che, bene o male, rappresentano un pezzo della mia storia personale (e di quella di tanti altri appassionati) mi dà ai nervi.

Ed in fondo è proprio il fatto di vedere questi pezzi di storia - storia personale, ripeto, e perciò emotivamente carica - messi lì in quella che rischia di essere un hipsterata senza ritegno, sulla falsariga di quell'altra cagata fotonica di Scott Pilgrim vs. the World... è proprio questo il motivo che mi fa tenere il sopracciglio ben alto.

Perché qui c'è seriamente il rischio che la gente che ripesca Paper Boy e i fantasmini di Pac-Man sia la stessa che studia il modo per far sbavare le masse minchione ogni anno per i baffoni del capitano Price.

ATTESOMETRO: BAH/5


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