Torna finalmente il Tarantino non di Taranto più famoso al mondo, con una pellicola che sulla carta sembra pensata solo per gli amanti degli "spaghetti western", con l'aggiunta di qualche faccia famosa per far scena. Con Bastardi senza gloria ci aveva già mostrato di sapere come comportarsi con ambientazioni non moderne, e con questo Django Unchained ci porta in un tempo ancora più lontano e ancora più affascinante. Sarà riuscito a soddisfare le aspettative anche questa volta?

Ovviamente sì, e il risultato è assolutamente apprezzabile, ancora una volta principalmente per la bellezza dei dialoghi e per la messa in scena di personaggi stereotipati e inverosimilmente credibili. Anche in questo caso quello che ci viene proposto è una bella storia originale composta da tante piccole citazioni più o meno chiare, che tuttavia nemmeno una volta risultano forzate.

Per approfondimenti vi invito a guardare sulla pagina di Wikipedia la lunghissima sfilza di richiami riconosciuti. Vi renderete conto subito che questa volta Tarantino ha voluto veramente esagerare (per dirne una, c'è un minuscolo cammeo di Ted Neeley, il "Cristo Superstar").
... che ha passato i 33...
I motivi per parlare bene di questo film sono svariati, sia a livello tecnico che artistico, e anche se non si può considerare uno dei film più belli mai visti, è innegabile che il cinema di Tarantino diventi pellicola dopo pellicola sempre più raffinato e bello da vedere, oltre che da ascoltare.
Il solito gesticolone che abbiamo imparato ad amare
Insomma, anche Recensopoli si accoda a chi è pronto a suggerirvi la visione dello "Scatenato Django", confermandovi che le 3 ore di film passano con gusto, e che, cinefili o no, ne rimarrete sicuramente soddisfatti.


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