Dopo Irredeemable, Mark Waid s'è dato ai comics online con questo Insufferable (ormai Waid è fanatico dei titoli in-qualcosa). I protagonisti sono un supereroe tenebroso alla Batman e suo figlio, un Robin arrogante e superficiale che ha finito per separarsi dal padre, con cui lavorava in team, perché non sopportava più di vivere nella sua ombra.

Il focus del tutto è, quindi, la difficile relazione tra i due, fatta di ripicche ed esagerazioni più o meno infantili da entrambi i lati, ma anche lo scontro generazionale tra un padre abituato a fare le cose alla vecchia maniera, ed un figlio che passa la sua esistenza su Twitter.

Come anche in Irredeemable, Waid elargisce idee e soluzioni interessanti in quantità, ma non riesce a trovare quella coerenza narrativa che farebbe fare il vero salto di qualità al tutto. Interessanti in proposito le note che l'autore ha aggiunto nella versione "commerciale" del fumetto (disponibile altrimenti in maniera completamente gratuita online).
Padre (a destra) e figlio (a sinistra), senza costume
In questi addendum Waid si mette a nudo forse anche più del dovuto, confessando ripensamenti dell'ultimo minuto sulla trama, difficoltà di lavorazione, e soprattutto dicendo che un buon fumetto non è "solo una serie di buone battute", un problema che evidentemente si ritrova ad affrontare in prima persona quando scrive i suoi script.

Come in Irredeemable, quindi, anche qui Waid si perde qui e là per strada, e a livello di costruzione generale della trama sembra che giri un po' troppo in tondo senza mai centrare il bersaglio.

Insufferable però si fa comunque apprezzare per dei buoni disegni, per un'idea di base interessante e dei personaggi ben caratterizzati, e soprattutto per l'uso decisamente "2.0" del medium: le tavole sono orizzontali (per essere lette sullo schermo di un computer), e ci sono diverse soluzioni più o meno innovative per scandire il ritmo della narrazione (e per coprire i limiti di risorse dell'intera operazione, presumibilmente autofinanziata dallo stesso Waid e dai suoi collaboratori).
Padre (a destra) e figlio (a sinistra), col costume
Insomma, questa prima stagione di Insufferable è a metà tra il "beh sì dai" ed il "in fondo non è malaccio", si lascia leggere tutto sommato piacevolmente, e Waid come al solito riesce a far chiudere un occhio sulle sue sbracature, anche grazie ai bei disegni di Peter Krause.

Vedremo se la seconda stagione (in realtà già cominciata da un po' online) mostrerà una maggiore maturità e consistenza.

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