Aldo FresiaSe volete delle analisi puntuali su film e telefilm che non si limitino solamente al riassuntino della trama e che vadano a toccare anche gli aspetti tecnici delle opere, specialmente per quanto riguarda scrittura e messa in scena, secondo me non c'è niente di meglio delle recensioni di Aldo Fresia su Ricciotto. Dopo otto anni dall'ultima puntata di questa rubrica, ho avuto modo di fare anche a lui l'interrogatorio, ed ecco qui di seguito il risultato!

Premessa: inizialmente ero indeciso se pubblicare questa intervistina qui, o se invece metterla su Free Playing, magari portandoci anche quelle vecchie. Alla fine, come al solito in questi casi, la cosa stava andando per le lunghe, e visto che questo blog è ancora in piedi, ho deciso di resuscitarlo. Poi per le prossime (se ci saranno) chissà! Intanto buona lettura!

Cosa cerchi di ottenere quando scrivi una recensione?

Prima di tutto chiarezza di idee ed esposizione: secondo me il lavoro del recensore è quello di mettere in prospettiva un film e di analizzarlo in modo il più possibile oggettivo. Nel primo caso si tratta di capire come una singola opera si inserisce nel proprio contesto storico, produttivo e artistico, per evidenziare eventuali scarti rispetto alla norma, oppure declinazioni originali di quella norma. Nel secondo caso la sfida è quella dell'analisi formale, dunque riguarda il linguaggio di regia, sceneggiatura, fotografia, recitazione, eccetera.
Si tratta in ultima analisi di capire perché una data inquadratura, scena o sequenza funziona e perché invece no, per poi esprimere un giudizio che non sia soggettivo bensì di merito. Spesso dico che a me il cinema di Stanley Kubrick non piace, ma che è indubbiamente eccezionale: una recensione dovrebbe sempre privilegiare il secondo aspetto, cioè il ragionamento sull'opera in sé stessa, pur comprendendo che non è possibile mettere completamente da parte la nostra soggettività.
Che accorgimenti "tecnici" usi nello scrivere?
Di solito prendo appunti durante la visione, scrivendo al buio solo poche parole chiave: appena terminati i titoli di coda traduco gli inevitabili scarabocchi in parole leggibili e metto nero su bianco eventuali spunti di ragionamento aggiuntivi. Dopo di che inizia la sofferenza della recensione scritta su pagina: a me le idee vengono mentre scrivo, dunque il più delle volte inizio a farlo senza avere qualcosa di specifico in mente e così affronto il classico panico da pagina bianca e le altrettanto classiche paranoie del tipo "non ho idea di quel che sto facendo, perché mai qualcuno dovrebbe perdere il suo tempo con me?".
Ovviamente, la destinazione finale della recensione fa la differenza: se parliamo di una pubblicazione stampata, allora parti già sapendo che hai un tot di battute a disposizione e il discorso deve essere strutturato di conseguenza, spesso dovendo decidere quale aspetto di un film è più pertinente, o più interessante, perché non hai lo spazio per parlare di tutto. Una pubblicazione online consente maggiore libertà, in questo senso, e altrettanto dicasi per un podcast. In quest'ultimo caso gli appunti sono più un canovaccio, perché preferisco emerga un discorso fatto al momento (per quanto preparato) e non invece una lettura di un testo già dato, che mi pare troppo fredda.
Cos'è che proprio ti dà fastidio nelle recensioni altrui?
Non sopporto coloro che si parlano addosso e che utilizzano una recensione per sancire la distanza fra sé e tutti gli altri, magari scegliendo con attenzione le locuzioni più astruse e i riferimenti culturali più di nicchia: è gente che si misura gli attributi e, per quanto possano dire cose sensate e interessanti, mi fanno salire la carogna. 
Non sopporto anche coloro che si esercitano nelle stroncature creative, perché mettono loro stessi in primo piano a discapito di un film, né coloro che si fanno portavoce del capolavoro a tutti i costi, spesso dimenticandosi di argomentare le ragioni del proprio parere.
C'è qualcuno a cui ti ispiri?
A un certo punto dei miei studi sono incappato nell'ormai defunto Roger Ebert, che secondo me faceva un eccellente lavoro. Oggi seguo soprattutto Mark Kermode, Richard Brody e alcuni dei redattori de i400calci (su tutti Nanni Cobretti, Quantum Tarantino, Stanlio Kubrick e Xena Rowlands). Gabriele Niola, che è un 400calcista, scrive anche col suo vero nome e merita di essere letto.

Nel mondo dei saggi su YouTube sono fenomenali quelli di Every Frame a Painting, mentre per quanto riguarda i podcast in lingua italiana è molto valido Gli incompetenti.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Un ringraziamento a te che hai voluto conoscere il mio parere e a chi è arrivato a leggere fino a qui.

Potete ascoltare Aldo Fresia su Ricciotto e potete pure seguirlo su Twitter

INTERVISTOPOLI: Come si scrive una recensione?