
Mi riservo di esprimere un giudizio più completo per quando avrò ascoltato il podcast, ma così a caldo direi: e c'è da stupirsene? Industria e giornalismo vanno sempre più a braccetto, le riviste e ancor di più i siti scontano una massiccia dipendenza economica dalle inserzioni dei publisher, e le recensioni stesse spesso vengono affidate a ragazzi inesperti che vengono pagati una miseria o non vengono pagati affatto (volete approfondire quest'ultimo punto? turatevi il naso e andate a leggere questo post sul blog di Zave).
Finché non si troverà un modello alternativo di business, ci sono poche speranze che la situazione evolva per il meglio. Anche i redattori più onesti e imparziali si ritrovano comunque a dover sempre fare i conti con le pressioni (più o meno velate) dei publisher, e spesso, paradossalmente, anche con le pressioni dei lettori stessi che, bombardati dall'hype e dal marketing, finiscono per farsi fare il lavaggio del cervello e per montare polemiche interminabili a causa del mezzo voto in più o in meno.
Il vero rischio, però, è che l'industria prima o poi decida di non servirsi più di riviste e siti, e di fare marketing attraverso altri canali. Oprah che si sbracciava per il Kinect potrebbe essere stata solo l'avvisaglia di come potrebbero andare le cose in futuro. E a quel punto, cosa ne sarà dell'informazione videoludica?
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