
Di solito, quando ho il tempo di giocare, lo faccio comunque buttando un occhio sulle finestre e le chat aperte sul portatile, e tenendo l'orecchio teso verso le notifiche dell'iPad o gli squilli del cellulare. L'esperienza di gioco diventa così frammentata, fatta di tanti singoli momenti isolati. E non sono il solo: so di gente che mentre gioca chiacchiera con gli amici attraverso la chat vocale, o ascolta musica, o sta attaccata a Twitter a fare il resoconto passo passo di ogni sua mossa...
E allora mi viene da pensare che è pure normale che, nella realtà iperconnessa in cui ormai viviamo, a spuntarla siano più che altro i giochi che si adattano a questo ritmo sincopato, e che i titoli che invece richiedono uno sforzo anche minimo di immersione, di immedesimazione, vengano spesso frettolosamente liquidati e messi da parte. I match brevi e intensi del multiplayer competitivo da un lato, e i casual game di Facebook, perfetti da tenere sullo sfondo, dall'altro.
Da passatempo i videogiochi diventano dei riempitempo, di un tempo già di suo debordante e caotico. E alla fine, probabilmente, Campo Minato li seppellirà tutti...
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...anche nella sua versione hippie, Prato fiorito... |
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