Un variegato gruppo di ragazzi - tutti ex amici d'infanzia che col tempo hanno separato le loro strade - conduce vite abbastanza normali. Un giorno però uno di loro comincia a rendersi conto che nel mondo si stanno verificando degli strani eventi che seguono per filo e per segno una storia che s'inventarono per gioco da bambini. A muovere le fila del tutto c'è un misterioso individuo - conosciuto solo come "l'amico" - la cui identità rimane perennemente celata da una maschera.

20th Century Boys è un manga di Naoki Urasawa, pubblicato originariamente dal 1999 al 2007, e costituito in totale da ben 24 volumi (contando anche i due finali, contenenti l'epilogo della storia e usciti con il titolo 21st Century Boys). Man mano che lo leggevo, mi sembrava sempre di più di avere davanti una versione a fumetti di Lost.

E non sono il solo ad aver notato questa somiglianza, sembrerebbe
Come il famoso/famigerato telefilm, infatti, il manga di Urasawa è caratterizzato da un gran numero di personaggi, da un largo uso dei flashback, e da una trama particolarmente complessa e fitta di misteri. Soprattutto però Lost e 20th Century Boys hanno in comune la tendenza dei personaggi a lasciare le frasi sempre a metà. "MA LUI È...", "MA ALLORA QUELLA VOLTA...", "MI SONO RICORDATO CHE...", "MA PENSAVO FOSSE NUTELLA E INVECE ERA..." e così via.
Il famigerato "amico", oggetto di innumerevoli dialoghi a base di puntini di sospensione
Questo stile narrativo funziona quando si riesce a tenere un ritmo equilibrato tra l'introduzione di nuovi enigmi e la risoluzione di quelli precedenti - in altre parole, se si riesce a tenere la corda sempre tesa al punto giusto. Per la maggior parte del tempo Urasawa ci riesce, e in certi momenti la tensione è tale che si sconfina quasi nell'horror.
Molti degli sconfinamenti nell'horror vedono protagonista sempre "l'amico"
A due terzi della storia, però, c'è una fase di stanca, in cui l'autore sembra perdere la bussola e allunga il brodo con una serie di episodi che tutto sommato potevano essere tralasciati - anche se, c'è da dirlo, forse Urasawa era consapevole che a quel punto il lettore era troppo coinvolto per mollare, e quindi ne ha approfittato per tirare la corda ancora un po' di più.

Ad ogni modo, dopo questa pausa il tutto riprende a fluire, fino alla conclusione in cui finalmente tutti i nodi vengono al pettine. O quasi: 20th Century Boys è molto più preciso, rispetto a Lost, nel mettere tutti i pezzi del puzzle al punto giusto, ma non mancano comunque alcuni punti oscuri, e certe sottotrame rimangono senza conclusione. In ogni caso non ci sono gli svarioni della serie americana, ed in generale, per quanto complicati e a volte anche di amplissimo respiro, gli intrecci rimangono tutti entro i limiti di un quadro generale ben definito.

Al di là delle vicissitudini della trama, il tema centrale dell'opera è la ricerca e la definizione dell'identità: tutti i personaggi vengono mostrati in fasi diverse della loro vita - la storia copre un arco di tempo che va dagli anni 60/70 fino al 2014 e rotti - e si può osservare come col tempo cambino e maturino eppure rimangano comunque fedeli a sé stessi.
Le prime volte che ho visto immagini come questa ho pensato che si trattasse di un manga incentrato su un gruppo di bambini minchioni e/o una favoletta hippie scassamaroni, per fortuna però 20th Century Boys è molto di più
Il tema dell'identità viene affrontato a volte in maniera estremamente diretta, ma molto più spesso si ritrova in certe frasi o atteggiamenti che sembrano buttati lì, ma che in realtà sono utilmente inquadrabili in questo senso.  Anche molte delle sottotrame lasciate in sospeso, in effetti, possono essere lette semplicemente come variazioni su questo tema, piuttosto che come punti nodali dell'intreccio.

La ricerca dell'identità si ritrova anche nei disegni stessi, che hanno uno stile pulito, ma estremamente attento alla caratterizzazione di ogni personaggio. Credo che questo sia uno di quei pochi fumetti che ho letto in cui OGNI personaggio ha una faccia riconoscibile e diversa da quella di tutti gli altri - cosa che personalmente apprezzo molto e che del resto in questo manga è vitale, dato l'altissimo numero di protagonisti e comprimari.
Pensate che casino se tutta 'sta gente avesse avuto la stessa faccia
In conclusione, 20th Century Boys è una lettura consigliatissima - parte un po' lento, ma in breve coinvolge in maniera serratissima ed è impossibile staccarsene finché non si arriva all'epilogo. E, come nei migliori thriller, quando avrete finito di leggervelo il primo istinto sarà di rileggervelo dall'inizio per cogliere tutti i dettagli sapientemente nascosti tra le vignette. Enigmistico!

PRO:
Ottimo equilibrio e ritmo nello svolgimento, con momenti estremamente "densi"
Trama complessa e intricata, ma senza voragini
Disegni ottimi, specialmente nella caratterizzazione dei personaggi

CONTRO:
La parte un po' fiacca a due terzi dell'opera
Alcune sottotrame non vengono perfettamente chiarite
Certe volte si abusa un po' troppo dei puntini di sospensione

GIUDIZIO FINALE: 9-
Da leggere e rileggere!