Dopo averne sentito tanto ben parlare, e grazie alla spinta finale data dalla lettura dell'ottima recensione di Andrea Chirichelli su Players, ho finalmente deciso di iniziare a vedere questa serie... e tanto è bastato, perché l'unico problema di The Wire è che dall'esterno non sembra avere niente di intrigante o affascinante, e perciò si tende a rimandarne la visione in favore di altre, più allettanti offerte. Ma una volta iniziato, l'unico problema è smettere...

The Wire ha dei protagonisti incredibilmente ben caratterizzati ed una narrazione che non offre mai il fianco a nessun tipo di tempo morto, ma ciò che eleva davvero questa serie è la sua capacità di descrivere il complesso intreccio di relazioni e di giochi di potere che vanno a costituire il tessuto sociale della città di Baltimora. Si tratta di una vera e propria ragnatela che vive di vita propria e in cui i protagonisti, loro malgrado, si ritrovano a dibattersi, non importa che stiano dalla parte dei poliziotti "buoni" o degli spacciatori "cattivi".

Se dovessi trovare il pelo nell'uovo in questa prima stagione, direi che forse i toni realistici del tutto si scontrano un po' col funzionamento fin troppo preciso e pulito del "sistema" in cui i personaggi si muovono: mancano veri e propri eccessi di follia e irrazionalità, e si intravede anche un po' di buonismo di fondo. Nella seconda stagione però, che ho appena iniziato a vedere, questo "difetto" sembra che sia stato superato...

Un variegato insieme di caratteri
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