Ciò che forse riesce meglio a Breaking Bad è il graduale ma costante decadimento a cui in questa serie tutto - ambientazioni, personaggi, storie - va incontro. Non è forse un caso che il protagonista, l'insegnante di chimica cinquantenne Walter White, sia malato di cancro, perché è proprio con l'incedere insidioso e sottile di un cancro che il marcio finisce per penetrare e permeare questo telefilm.

Il messaggio di queste prime due stagioni, in fondo, è che tutti abbiamo un lato oscuro - o, forse, un lato debole - che è sempre pronto a prendere il sopravvento. Non ci sono figure completamente positive o completamente negative: anche quello smidollato di Jesse, il ragazzo coprotagonista nonché "socio" di Walter, ha i suoi momenti, per quanto per la maggior parte del tempo sia solo un wannabe gangsta abbastanza patetico.

Breaking Bad gioca con le aspettative dello spettatore, e lo fa a regola d'arte, tirando pian piano la corda sempre di più, lasciando il suo pubblico a chiedersi quando - e se - si spezzerà. Non fatevi scoraggiare da un'inizio un po' lento: è una serie che cresce (assieme ai suoi personaggi) col tempo. E che, definitivamente promossa alla fine della seconda stagione, promette grandissime cose per la terza...

Jesse (Aaron Paul) a sinistra e Walter (Bryan Cranston, il papà di Malcolm!) a destra

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