Basato su una storia vera, À l'origine (conosciuto anche come In the Beginning) vede protagonista un truffatore di professione, che si guadagna da vivere fingendosi funzionario di ditte più o meno grandi per cui acquista macchinari vari, salvo poi in realtà rivenderli in nero.

La "professione" di Paul (questo il suo nome) lo porta a condurre una vita solitaria e nomade, ma un giorno il suo vagabondare lo porta in un paesino del nord della Francia che è in crisi economica a causa dell'interruzione, due anni prima, dei lavori di costruzione di un'autostrada lì vicino. Subodorando l'affare, Paul si presenta come Philippe Miller, e dice di essere stato mandato lì dalla ditta che aveva iniziato i lavori per portarli finalmente a termine. Ciò scatena l'entusiasmo di tutta la piccola città, che in breve tempo lo elegge a vero e proprio eroe della comunità.

Già vi sento: "Recensopolo ma che fai, ti metti a recensire i film francesi frifrì?"... In realtà la motivazione principale che mi ha portato alla visione di À l'origine è stata la presenza del nome di Cliff Martinez come compositore della colonna sonora. Martinez ha uno stile tutto suo, che personalmente adoro, e che avevo già apprezzato in altri film come Traffic e Solaris (il remake con Clooney). Uno stile molto evocativo e onirico che ben si adatta a certe atmosfere un po' sospese e ai confini col surreale, come quelle che permeano questo titolo francese.

Le atmosfere un po' surreali dei cantieri deserti
À l'origine non è certo il primo film che vede come protagonisti truffatori e traffichini (mi vengono in mente il Leonardo Di Caprio di Prova a prendermi o il meno recente Matt Damon de Il talento di Mr. Ripley). In questo caso però il tema viene affrontato con una sensibilità più europea, che rinuncia del tutto agli aspetti più glamour della vita del truffatore di professione (non ci sono certo le gite in barca a Venezia de Il talento di Mr. Ripley, per dire), presentando un protagonista marginale ed emarginato, che a causa del suo "lavoro" non ha contatti umani veri, e può essere sé stesso solo con il losco ricettatore con cui fa affari (un Gérard Depardieu che anche lui, imbolsito e affannato, ben rappresenta la stanchezza esistenziale a cui porta il condurre un certo tipo di vita).

E così la cinepresa indugia sulla vita del nostro Paul, interpretato da un ottimo François Cluzet, che passa le giornate facendo queste piccole truffe, da cui guadagna pochi spicci che gli permettono appena di mantenersi, e che spende le sue serate da solo nel suo squallido appartamentino, stirando le banconote accartocciate che gli vengono pagate dall'"amico" ricettatore.
Quelle amicizie così, un po' di ripiego
L'impatto con la piccola cittadina vicino all'autostrada, che in lui finirà per riporre ogni speranza di riscatto economico - ma anche morale - ovviamente non sarà senza conseguenze, né per il protagonista, né per il film stesso, che di lì in poi aggiungerà al dramma anche una forte componente di suspense, in quanto l'affare s'ingrosserà sempre di più e lo spettatore rimarrà lì a chiedersi come andrà a finire il tutto.

La regia di Xavier Giannoli è pulita ed essenziale nel condurci nella marginalità del protagonista così come degli ambienti, indugiando sulla mancanza di senso della vita di Paul, ma anche della vita di tutta questa comunità che, dal momento dell'interruzione dei lavori, conduce un'esistenza sospesa - non a caso Nicolas, ragazzo del posto con cui il protagonista instaurerà un rapporto padre-figlio, ad un certo punto dice proprio che l'unica cosa che conta è che la gente abbia qualcosa da fare, uno scopo da realizzare.
L'occhio del regista
Il film quindi assume un respiro più ampio e sociale - non mancando di suggerire dei parallelismi tra l'attività truffaldina del protagonista e le attività legalizzate delle grandi compagnie che in un niente possono decidere le sorti di intere comunità - ma rimane comunque attento all'intreccio ed al lato più intimo e personale dei vari protagonisti, anche grazie ad alcune scene molto intense e simboliche.

In definitiva, ho iniziato a vedere À l'origine solo per la colonna sonora, ma alla fine mi sono trovato coinvolto da un'opera che riesce a intrattenere grazie all'intreccio, ad appassionare grazie ai personaggi, ad appagare esteticamente grazie alle musiche e alla regia, e che non rinuncia alla riflessione sociopolitica, che però viene presentata in modo velato e neutro, rendendola paradossalmente più complessa e sfaccettata rispetto a film più apertamente schierati. Visione consigliata.

PRO:
Le musiche di Cliff Martinez
La recitazione dei protagonisti
L'intreccio appassionante e non banale

CONTRO:
È pur sempre un film francese...
Ma glielo si perdona dai
Anche perché scorre in maniera soprendentemente fluida

GIUDIZIO FINALE: 8
Un film francese che non vi farà odiare i francesi!