Cari amici retronostalgici turboloading, voi pensate che l'industria dei videogiochi mainstream - cattiva, senza cuore e attaccata ai piccioli - sia nata l'altro ieri? E INVECE NO, già alla fine degli anni 80 c'era chi si lamentava dei giochi fatti tanto per far cassa - in questo caso, Matthew Evans, nel suo boxettino all'interno della recensione della versione C64 di RoboCop (che per il resto ricevette commenti positivi, nonché un rotondo 92% di voto globale)...

MATTHEW EVANS, ROBOCOP, LA OCEAN E IL BRAIN-WATCHER
Comunque RoboCop per C64 aveva una grandissima musica dei titoli, opera di Jonathan Dunn
Signore e signori, ecco a voi in anteprima il ragionamento fatto dalla Ocean nella produzione di RoboCop, che pubblichiamo grazie al nostro Brain-Watcher, un sofisticatissimo dispositivo installato in redazione e che ci consente di interpretare a distanza di molte miglia i pensieri altrui e di imprimerli su carta: "Visto che non abbiamo nessuna voglia di dar vita a qualcosa di nuovo, e considerato l'eccessivo dispendio di energie che ciò in ogni caso comporterebbe, prendiamo un nome di richiamo e facciamoci su un gioco con un casino di schermi e con elementi anche cretini - basta che siano un casino... vogliamo fare nove stage diversi? OK. Sarà un po' shoot'em up, un po' arcade/adventure, e poi... poi basta, sennò ci roviniamo i neuroni - si sa che sono delicati. La grafica? Ma sì, basta che scorra bene, e non preoccupiamoci del sonoro, sarà sufficiente una frase digitalizzata per mandarli tutti in visibilio! L'azione possiamo renderla con una serie di soggetti che sparano o si agitano come dei forsennati, e inseriamoci pure una sorta di puzzle - che magari nessuna c'ha ancora pensato. Beh, direi che siamo a metà dell'opera, ora possiamo procedere con la programmazione, al lavoro ragazzi che li freghiamo anche stavolta!". Utile il nostro Brain-Watcher, vero?