Era già da un po' che House stava attraversando una fase di stanca - da quando era stata abbandonata la struttura dei primi episodi, rivoluzionando il cast, lo show è andato via via allontanandosi dalle sue origini di medical dai toni investigativi, per incunearsi verso la pericolosa china fatta di strati e strati di inciuci e controinciuci che porta dritti verso le smielate lande di Grey's Anatomy. Per fortuna questa settima e per ora ultima stagione ha segnato un timido, ma percettibile, cambio di rotta.

Alla fine non che abbia davvero niente contro la serie di Meredith e soci - del resto, ne ho solo visto distrattamente qualche puntata - più che altro, House ormai ne sembrava un clone forzato. Sappiamo come vanno queste cose: arriva il produttore e "ehi ragazzi, così non va, il pubblico vuole storie romantiche, vedete di aggiungere qualche tonnellata di bacetti alle storie, che il grugno di House non vende più". E così col tempo, a parte qualche occasionale eccezione, gli episodi si erano fatti stanchi e fiacchi, e soprattutto i casi clinici erano finiti completamente sullo sfondo.

Non che adesso siano tornati in primo piano come un tempo, però checcavolo, almeno abbiamo di nuovo gli zoom stile CSI dentro le arterie! E soprattutto gli sceneggiatori si sono ricordati di avere tra le mani un personaggio irripetibile e unico nel panorama televisivo contemporaneo, e hanno finalmente ricominciato a farne buon uso. Pure la regia non è stata da meno, e alcune puntate hanno mostrato spunti non poco interessanti. Certo, siamo senza dubbio di fronte a una serie che è ancora confusa, ma che sembra quanto meno aver finalmente deciso di non essere più ciò che non è - la stessa decisione che un House tormentato come non mai prende in questo a tratti imperfetto, ma comunque adeguatissimo season finale.

Anche House seguace di Thulsa Doom?