La cosa che oggi stupisce di più, riguardando il primo film di Ghost in the Shell, è l'anno in cui uscì: il 1995. Il tema principale del film è cosa sia la vita, in un mondo dove la vita di chiunque può essere completamente digitalizzata e trasferita nelle reti informatiche. Tutto ciò oggi suona familiare in un modo inquietante, pensando alla pervasività di Facebook e degli altri social network, ma rendiamoci conto che nel 1995 non esisteva neanche Google.

Mamoru Oshii ha preso il manga di Masamune Shirow, l'ha spogliato di tutte le leggerezze, e ha creato un'opera che, grazie anche alle stupende musiche di Kenji Kawai, colpisce per la sua potenza visiva, intriga con la sua struttura raffinata fatta di continui rimandi, affascina con i suoi simbolismi - legati, in special modo, all'acqua, vista come brodo primordiale da cui la vita emerge e a cui la vita torna al momento della morte, solo per riemergere nuovamente sotto altre spoglie - e, oggi ancor più che allora, stordisce per la lucida rappresentazione di un mondo dove la confusione tra vita e tecnologia regna sovrana. Da non perdere.

BONUS SOLI NELLA FOLL(I)A EDITION:
La socialità nell'epoca dei social network, descritta più di un decennio prima: