All'inizio Dexter era un vero e proprio "diario di guerra del Punitore" di un serial killer solo incidentalmente "votato" al bene, ma col tempo il protagonista - tra matrimonio, figli e famiglia - si è ampiamente umanizzato e urbanizzato. Per questo motivo forse la serie ha cominciato a tirare sempre più in ballo i coprotagonisti, e questa sesta stagione non fa eccezione - non che sia necessariamente un problema, ma un po' si sente la mancanza del vecchio Dex.

Più che altro vengono puntati i riflettori su un sacco di personaggi - con relative trame e filoni narrativi - e, per quanto alla fine tutti i conti tornino, certe volte si finisce con l'avvertire una certa dispersività, e forse alcune sottotrame - e i relativi protagonisti - avrebbero meritato un maggiore approfondimento. Ad ogni modo il tutto si regge in piedi e riesce anche a piazzare qualche colpo di scena ben orchestrato.

Per il resto però si comincia ad avvertire una certa stanchezza di fondo, ma anche una cospicua voglia di rinnovamento - il finale di stagione è abbastanza esplicito in proposito, così come tutto il lavoro sul personaggio di Debra - il che fa ben sperare per il futuro (o anche temere per una definitiva e irrecuperabile deriva, ovviamente). In conclusione una stagione per molti versi di passaggio, niente affatto disprezzabile, senza dubbio piacevole, ma che - nonostante getti qui e là dei semi interessanti - non convince appieno.

Il tema dominante della stagione è la religiosità, ma più in generale il conflitto tra ciò che si è e ciò che si dovrebbe/potrebbe/vorrebbe essere