Un po' di storia: all'ultimo Tokyo Game Show svenimenti generali di orde di nerd mestruati perché il nuovo Devil May Cry 1) sarà sviluppato da occidentali e 2) avrà Dante con i capelli neri. Soprattutto il 2. Salta fuori che questi occidentali colpevoli di aver lasciato Dante senza tinta sono i tipi di Ninja Theory, autori di uno dei primi titoli PS3, Heavenly Sword, che in effetti era un titolo molto "occidente incontra oriente". Ciliegina sulla torta, poco dopo esce il nuovo titolo di Ninja Theory, questo Enslaved che fino a poco prima nessuno si era cagato. Capito il marketing? Il povero Dante ha dovuto rinunciare alla tinta per uno scimmione ispirato a una scimmia.

Sì perché Enslaved trae spunto dal classico cinese Viaggio in Occidente, che parla del viaggio di un monaco buddhista e dei suoi compagni, tra cui appunto una scimmia dall'animo guappo e ribelle. Nel gioco al posto del monaco c'è una rossa con gli occhi verdi, e al posto della scimmia uno scimmione con movenze scimmiesche. Nell'originale, il monaco applica una banda dorata in testa alla scimmia che le fa venire il mal di testa quando non fa la brava, e anche nel gioco, poco dopo l'inizio, la rossa mette un affare in testa allo scimmione per fargli venire il mal di testa quando non fa il bravo.

"Capito?"
Enslaved è ambientato nel futuro: la razza umana è sull'orlo dell'estinzione dopo non meglio specificate guerre, e le città sono cumuli di rovine invase dal verde e dal rosso e dagli altri colori della natura non più soggiogata dall'uomo. I pochi sopravvissuti devono vedersela con robot ed altri sistemi di difesa che, nonostante la fine della guerra, sono ancora attivi e pericolosi, nonché con una misteriosa organizzazione chiamata "Pyramid" che periodicamente rapisce un po' di gente caricandola su aeronavi per farci chissà cosa.

La storia inizia appunto su una di queste aeronavi, con la rossa e lo scimmione che riescono a liberarsi e a fuggire, dopodiché come già anticipato la rossa mette l'affare in testa allo scimmione, per costringerlo ad aiutarla ad arrivare al suo villaggio dove ci sono il papà e tutti i suoi amichetti ad attenderla ansiosi.

Enslaved è un action in terza persona dove controlleremo Monkey (lo scimmione) nel suo viaggio al fianco di Trip (la rossa). La sua originalità sta nella sua mancanza di originalità: in questo titolo sono presenti meccaniche di gioco, idee e caratteristiche già viste e straviste in altre produzioni, anche molto diverse tra di loro.

Monkey nella sua propensione all'incazzatura e al combattimento selvaggio ricorda un po' Kratos, il sistema di combattimento in sé ricorda un po' quello di Batman: Arkham Asylum, gli scontri a fuoco dalla distanza lo fanno somigliare ad un Gears of War qualunque (e ovviamente è anche possibile ripararsi dal fuoco nemico), l'interazione costante tra Monkey e Trip ricorda Ico, gli elementi platform si rifanno a Prince of Persia, e ci sono pure le sezioni a bordo della "nuvola" che si controlla come uno skateboard/surf/snowboard, e le obbligatorie fasi puzzle.
"A CHI HAI DETTO CHE SOMIGLIA???"
Insomma tutto si può dire tranne che Enslaved non sia un gioco vario, anzi, sicuramente uno dei pregi di questo titolo è di avere un buon ritmo e di non esagerare mai nel riproporre all'infinito sempre la stessa meccanica. Tanta varietà però si paga con una generale semplicità del tutto: Enslaved scivola leggero e schiva sornione la complessità dei combattimenti di un God of War, l'intensità delle sparatorie di un Gears of War o i complessi puzzle cooperativi di Ico.

Non sono sicuro che tutto ciò sia dovuto alla pigrizia degli sviluppatori: la sensazione è che i ragazzi di Ninja Theory abbiano voluto costruire un'esperienza varia, coinvolgente e ben ritmata, che risucchiasse il giocatore dall'inizio alla fine. E in questo senso possiamo dire che abbiano centrato l'obiettivo: in Enslaved si entra subito e si va avanti spediti per tutte le canoniche 8 ore di gioco, senza mai bloccarsi più di tanto e senza mai andare avanti per pura inerzia.

La storia viene raccontata in maniera magistrale, tramite cutscene mai troppo lunghe, o tramite dialoghi tra i personaggi durante i momenti di gioco meno caotici; un qualcosa di simile, insomma, a Prince of Persia: The Sands of Time, il primo capitolo della saga per PS2.

Dal punto di vista artistico, Enslaved è davvero un prodotto ben fatto. Gli scenari sono spesso evocativi, e anche qui c'è molta varietà: si va dai grattacieli invasi da piante e rampicanti delle prime fasi, ad ambientazioni più cupe e prettamente post-apocalittiche, ad altre vagamente steampunk, mantenendo però sempre una forte coerenza stilistica d'insieme. Le animazioni dei personaggi sono molto caratterizzate, in primis il muoversi "scimmiesco" di Monkey, ed una menzione d'onore va fatta per le animazioni facciali, assolutamente incredibili e vive, con tanto di primi piani incazzati di Monkey quando assesta il colpo finale ai suoi nemici. Anche il sonoro è ottimamente curato: le musiche si inseriscono organicamente nel contesto per sottolineare i vari momenti di gioco, diventando alla bisogna tese (ad esempio mentre si attraversa un campo minato) o concitate (durante i combattimenti), e gli effetti sonori sono curati e ben studiati. Per fare un esempio, dopo un po' imparerete ad accorgervi dell'avvicinarsi dei nemici semplicemente dal fischio/sibilo che fanno mentre vi piombano addosso, senza bisogno di vederli.
San Marino Adventures dopo l'apocalisse: now with 100% more monkeys
Ho detto senza bisogno di vederli? In realtà spesso, grazie alla telecamera ballerina, la frase esatta è "senza possibilità di vederli". Dal punto di vista tecnico, Enslaved è, spiace dirlo, un gioco con molti problemi. In primis, il framerate è assolutamente incostante, e ciò fa sì che troppe volte le eleganti movenze di Monkey appaiano legate e legnose. Durante i combattimenti, poi, la telecamera è di solito troppo ravvicinata e ciò fa sì che si debba colpire a casaccio un po' troppe volte. Ciliegina sulla torta, per non si sa quale bug, ogni tanto Monkey scompare durante le cutscene.

Dopo un po' però non si fa più caso a questi difettucci (che magari verrano corretti o attenuati da qualche futura patch), e si procede spediti nel gioco, rapiti dalla sua atmosfera. Però, però... quando finisce, finisce. Non c'è nessun motivo per ricominciare, nessun finale alternativo, nessuna sezione nascosta, niente di niente, a parte la possibilità di andare a ripescare tutti i bonus più o meno nascosti (che comunque non sbloccano niente a parte qualche achievement/trofeo).

Dove Enslaved pecca, è nell'essere un gioco in massima parte estremamente guidato e preimpostato. Un po' troppo "film interattivo" e un po' troppo poco "gioco". La maggior parte delle sequenze si possono affrontare in una maniera e solo in quella, in special modo le sezioni platform che si riducono a "capire" dov'è il prossimo punto verso cui saltare, senza che ci sia neanche la possibilità di sbagliare o morire. Le meccaniche di gioco semplicistiche non permettono di affrontare i combattimenti in maniera sostanzialmente diversa a quanto si era fatto la prima volta, nonostante i vari upgrade e potenziamenti che si possono acquisire man mano. Solo in un paio di punti si può scegliere se sgattaiolare inosservati o se affrontare i nemici a viso aperto.

Insomma, in una parola, replay value prossimo allo zero. La prima volta che si gioca, la voglia di vedere come va la storia fa da propellente all'azione ed in un certo senso si ringrazia la possibilità di poter andare avanti senza doversi imparare combo kilometriche e senza doversi ingegnare in chissà che tattiche per superare le varie sezioni. Dopo però, tolto il movente-storia, rimane un gioco bellissimo da guardare, dall'atmosfera comunque coinvolgente, ma troppo semplicistico per essere goduto come gioco in sé, specie senza nessun "unlockable" a indorare la pillola.
"Io voglio almeno l'unlockable "parrucca bianca" e il minigioco sexy nascosto con Bayonetta"
PRO:
Artisticamente favoloso
Gran ritmo
Vario e coinvolgente

CONTRO:
Tecnicamente legnoso
Meccaniche di gioco semplicistiche
Nessun replay value

GIUDIZIO FINALE: 7+
Ci conoscemmo e ci piacemmo, fu bello fin quando durò, e ora solo un dolce ricordo di tutto ciò.